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domenica 15 gennaio 2017

SCUOLA – Per diventare insegnante laurea obbligatoria e concorso pubblico, ma prima la fase transitoria per stabilizzare i precari delle graduatorie



Lo prevede una delle otto leggi delega della “Buona Scuola”, approvati ieri dal CdM: quella sulla Formazione iniziale e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado. Il decreto riguarda le future e i futuri insegnanti e prevede una fase intermedia per chi oggi è già iscritto nelle graduatorie di istituto, ha precisato il Miur, facendo intendere che si sta lavorando per allestire una corsia preferenziale per le tante decine di migliaia di precari già in possesso dell’abilitazione all’insegnamento. Per il sindacato, la tutela dei precari inseriti nelle graduatorie d’istituto (anche solo laureati) è un’apertura importante, chiesta da tempo. Ma l’inserimento in coda nelle GaE, dovrà avvenire sia per coloro che sono oggi inseriti nella seconda fascia d’Istituto, sia per chi è in procinto di entrarvi in occasione della “finestra” di aggiornamento prevista in primavera.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): per evitare le solite code giudiziarie derivanti da norme imperfette è bene che nella imminente fase di verifica delle deleghe alla Legge 107/2015, si accolga la nostra proposta di accogliere nelle GaE tutti coloro che hanno ottenuto l’abilitazione. È  fondamentale riaprire le GaE e l’inserimento in fascia aggiuntiva di tutti gli abilitati, senza l’attesa costante delle decisioni dei giudici, come nel caso dei diplomati magistrale che si sono rivolti ai legali dell’Anief. Il doppio canale di reclutamento deve essere mantenuto in vita per alcuni anni; allo stesso modo, devono essere collocati in organico di diritto tutti i posti oggi nascosti in organico di fatto. Ad iniziare dall’organico di sostegno, che va attribuito integralmente al personale di ruolo, con cattedre al 31 agosto, cancellando la vergogna dei posti in deroga a supplenti per più di un anno: anche perché un posto in deroga assegnato oltre i 12 mesi non è più tale e per questo deve essere inserito in organico di diritto.

Cambiano le modalità per diventare insegnante: per accedere alla docenza bisognerà essere in possesso della laurea, anche per gli educatori degli asili nido, e successivamente vincere il concorso pubblico. Chi lo supererà si inserirà in un percorso di formazione di tre anni, due dei quali da svolgere all’interno delle scuole per superare il tirocinio. Il percorso si concluderà, dopo il terzo anno, con l’assunzione a tempo indeterminato. Lo prevede una delle otto leggi delega della “Buona Scuola”, approvati ieri dal Consiglio dei Ministri: quella sulla Formazione iniziale e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado. In attesa di avviare un confronto con le parti interessate in vista dell’approvazione definitiva, e di conoscere il testo su cui nelle prossime settimane saranno chiamate ed esprimersi anche le commissioni parlamentari di Camera e Senato, il Miur ha realizzato una sintesi dei contenuti principali.

“Il decreto riguarda le future e i futuri insegnanti e prevede una fase transitoria per chi oggi è già iscritto nelle graduatorie di istituto”, ha precisato il Ministero dell’Istruzione, facendo dunque intendere che si sta lavorando per allestire una corsia preferenziale per le tante decine di migliaia di precari già in possesso dell’abilitazione all’insegnamento. Per il sindacato, la tutela dei precari inseriti nelle graduatorie d’istituto viene a costituire un’apertura importante, chiesta formalmente da tempo, sia attraverso gli emendamenti alla Legge di Stabilità 2017, sia come modifica al decreto Milleproroghe in via di approvazione definitiva.

Il mancato inserimento nelle GaE de personale docente abilitato andrebbe, infatti, a costituire un danno irreparabile per questa categoria di docenti. L’inserimento in coda nelle Graduatorie ad Esaurimento, è bene spiegarlo, dovrà però avvenire sia per coloro che sono oggi inseriti nella seconda fascia d’Istituto, sia per chi è in procinto di entrarvi in occasione della “finestra” di aggiornamento prevista nella prossima primavera (da estendere assolutamente anche alle stesse GaE, per evitare i disastri derivanti da un disallineamento temporale privo di senso introdotto dal decreto Milleproroghe dello scorso anno).

“Per evitare le solite code giudiziarie derivanti da norme imperfette - spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – è bene che nella imminente fase di verifica delle deleghe alla Legge 107/2015, si accolga la nostra proposta di accogliere nelle GaE tutti coloro che hanno ottenuto un’abilitazione all’insegnamento. Per questo motivo è fondamentale la riapertura delle Graduatorie a Esaurimento e l’inserimento in fascia aggiuntiva di tutti gli abilitati, senza l’attesa costante delle decisioni dei giudici, come nel caso dei diplomati magistrale che si sono rivolti ai legali dell’Anief; allo stesso modo, deve essere prevista una tutela per i laureati inseriti o da inserire nelle graduatorie d’istituto”.

“Proprio perché ci avviamo a vivere una fase transitoria – continua Pacifico - il doppio canale di reclutamento - GaE e merito – deve, infatti, essere mantenuto in vita ancora per alcuni anni e devono necessariamente essere collocati in organico di diritto tutti i posti oggi tacitamente nascosti in organico di fatto. Vale come esempio eclatante, l’attuale organico di sostegno, che va attribuito integralmente al personale di ruolo,con cattedre al 31 agosto,cancellando la vergogna dei posti in deroga a supplenti per più di un anno, contrariamente al 70% ad oggi utilizzato: anche perché un posto in deroga assegnato oltre i 12 mesi non è più tale e, per questo, deve essere inserito in organico di diritto. Per tali motivi – conclude il sindacalista Anief-Cisal - l’adeguamento dei posti va fatto subito, altrimenti la collocazione in GaE degli abilitati non si tradurrà in stabilizzazioni ma nel solito precariato all’italiana sine die”.


TUTTE LE INDICAZIONI ANIEF SUGLI 8 DECRETI DELEGATI APPROVATI DAL CDM IL 14 GENNAIO 2017.

Sulla riforma del sostegno, il giovane sindacato ritiene che qualsiasi cambiamento non deve andare a scollare la figura del docente di sostegno dagli organici della scuola (rifiutando logiche di “medicalizzazione” della professione), facendo venire meno anche il progetto di portare a 10 anni l’obbligo di permanenza sul sostegno dopo l’immissione in ruolo. Per l’immediato, occorre poi assolutamente provvedere alla trasformazione di circa 40mila posti dall’attuale organico di fatto a quello di diritto, visto che i posti in deroga hanno una valenza annale e non possono, come intende fare l’amministrazione, procrastinarli a tempo indeterminato in quello status.

Per quanto riguarda le scuole all’estero, è fondamentale che si valorizzi al massimo l’operato del personale che opera in strutture collocate in territorio non italiano. Visto che ancora oggi il 50 per cento dei docenti è precario e nei loro confronti l’indennità aggiuntiva, assegnata al personale di ruolo‎, è inspiegabilmente ridotta della metà. Vengono poi spezzoni per anni assegnati su posti vacanti e di queste situazioni non sono state considerate nella riforma “La Buona Scuola”. Mettendo così a rischio il servizio scolastico offerto a 31mila studenti frequentanti quelle scuole.

Sulla riforma della formazione fino a 6 anni, invece, il decreto delegato dovrebbe contenere delle misure che prevedono l’aggiunta del segmento 0-3 anni all’attuale impianto 3-6 anni, nell'ottica di una continuità verticale che vedrebbe finalmente integrato il sistema fino all’inizio della primaria. Tra le novità, servirebbe però anche la fondamentale introduzione dell’anno “ponte”, con la presenza contemporanea di maestri della scuola dell’infanzia e primaria: a 5 anni di età, infatti, i bambini necessitano di un’attenzione pedagogica maggiore. Con il percorso scolastico che potrebbe anche esaurirsi a 18 anni, come avviene in molti altri Paesi.

L’introduzione della copresenza porterebbe l’incremento di almeno 30mila docenti, cui si aggiungerebbero quelli considerati dalla riforma, pari ad almeno altri 25mila nuovi insegnanti di settore (necessari per incrementare fino al 33 per cento la diffusione degli asili nido, soprattutto al Sud). In tal modo, le nuove immissioni in ruolo permetterebbero finalmente la stabilizzazione dei docenti dell'infanzia delle Graduatorie ad Esaurimento, incredibilmente dimenticati dalla Legge 107/15. E con loro anche dei precari abilitati non inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, che hanno svolto oltre 36 mesi di servizio. Oltre che tutti i vincitori dei passati concorsi e di quello del 2016.

L’ultimo decreto, relativo al riordino dell’istruzione professionale, è chiaro che, dopo la sentenza n. 284/2016 della Corte Costituzionale, non si può non tenere conto della centralità delle Regioni su questo versante. In particolare, come ha detto la Consulta, sulla “previsione degli standard strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia, diversificati in base alla tipologia, all’età dei bambini e agli orari di servizio, prevedendo tempi di compresenza del personale dei servizi educativi per l’infanzia e dei docenti di scuola dell’infanzia, nonché il coordinamento pedagogico territoriale e il riferimento alle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, adottate con il regolamento di cui al decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 16 novembre 2012, n. 254”.

Allo stesso modo, sempre in tema di riforma dell’istruzione professionale, bisogna tenere conto di due norme basilari: lo statuto dei lavoratori, il D.M. 300 del 1977, il quale nonostante alcune modifiche recentemente apportate, prevede ancora, all'articolo 10, che il lavoratore è un soggetto avente titolo a completare un percorso di studi. Allo stesso modo, lo statuto degli studenti e delle studentesse del 1998 accorda il diritto degli studenti alla partecipazione alle attività extracurricolari organizzate dalla scuola. Purtroppo, sinora di tali indicazioni non risulta traccia nelle bozze attuative predisposte.

A proposito, della delega su valutazione e certificazione delle competenze ed Esami di Stato, il sindacato ritiene continuare a mantenere un assetto tradizionale con una parte maggioritaria esterna alla scuola di appartenenza degli alunni. Vanno scongiurate, a tal proposito, quelle derive che vorrebbero trasformare gli Esami di Stato in un pro-forma. Altrettanto fondamentale ed imprescindibile è il mantenimento del valore legale del titolo di studio.

Sulla cultura umanistica, Anief ritiene che vanno introdotte nella scuola secondaria di secondo grado due ore obbligatorie di Filosofia sia di Storia. Per quel che concerne, invece, il diritto allo studio, è basilare un incremento sostanzioso delle borse di studio, ad iniziare dagli studenti appartenenti a nuclei familiari non abbienti. Inoltre, vanno incrementati gli organici laddove sono più alti i tassi di dispersione scolastica, di disoccupazione e di collegamento con il mondo del lavoro. Ricordiamo, a questo proposito, che l’Italia è l’unico Paese dell’Ocse che dal 1995 non ha aumentato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria, a dispetto di un aumento in media del 62% degli altri Paesi dell’area Ocse. Con le tasse universitarie che continuano costantemente ad aumentare.

Su formazione iniziale e accesso all'insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado, è utile gestire al meglio la fase transitoria che ci si appresta a vivere, al fine di tutelare i docenti precari. In particolare, il perdurante disallineamento tra domanda e offerta dovuto al blocco dell’aggiornamento delle GaE, il mancato inserimento di personale abilitato, la contrazione degli organici e la falsa individuazione dell’organico di diritto, che produce nuovo precariato con sempre più numerose e certe condanne del Miur al pagamento di scatti stipendiali, mensilità estive, risarcimenti, spese legali.

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